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La Toscana alla Bit: nuovo sito, ma occhio alle infrastrutture
di Stefano Bartoli
DA MILANO
Un sito web gigantesco ricchissimo di proposte di viaggio, spunti, approfondimenti tematici, località, attrazioni, specialità enogastronomiche e artigianali, eventi e itinerari. Si è presentata soprattutto così la Toscana alla Bit, la Borsa internazionale del turismo che si è svolta in una Fiera Milano City completamente ristrutturata e piena come un uovo. Una presentazione in grande stile, a dir poco spettacolare, da esplorare col proprio smartphone e, nella realtà, da percorrere a piedi, in bici, in moto o in auto, a seconda delle stagioni, degli interessi o della posizione geografica.
Insomma, visittuscany.com è bello e per certi versi anche affascinante, ma la sua veste patinata non può e non deve farci dimenticare alcuni dei problemi del turismo nella regione, un settore che sfida il manifatturiero per Pil ed occupazione e che cavalca un brand praticamente unico a livello mondiale. Sì, perché è inutile fare un buon lavoro di promozione, cosa su cui le autorità regionali si stanno veramente impegnando, e poi scontrarsi con infrastrutture non certo degne di uno dei Paesi più industrializzati del mondo.
E mi riferisco in particolare a due aspetti, a cominciare dalla mancanza di una rete Internet degna di tale nome. Il ragionamento è chiaro: si vara un sito bellissimo, ma poi si scopre che in Toscana per navigare, comprese alcune zone di grande interesse per i visitatori stranieri, la velocità è quella che è, rendendo difficile anche prenotare sul proprio smartphone un albergo o un ristorante. Vero che in questi ultimi anni si è tentato di fare molto, ma in un confronto con Francia, Germania o Stati Uniti c’è soltanto da rimetterci. Anzi, sicuramente offriamo una brutta vetrina ai tanti che ci scelgono ed in particolare ai “millennials” nativi digitali che poi costituiscono la nostra ricchezza turistica del futuro.
Poi, c’è il problema degli spostamenti interni, dei treni che non funzionano neanche per gli stessi toscani e delle strade tipo Firenze-Pisa-Livorno considerata una specie di trappola, un po’ come il collegamento tra Siena e il capoluogo o il tristemente noto tratto dell’Aurelia a sud di Grosseto e fino al confine con il Lazio.
In sostanza, si rischia di arrivare in Italia in una manciata di ore anche dalle zone più lontane del pianeta e trovarsi poi imbottigliati in un traffico su gomma che ormai la rete viaria non riesce più a tollerare. Senza parlare poi dei due aeroporti che, nonostante la crescita dei passeggeri, continuano ad offrire strutture neanche paragonabili al resto dell’Europa: spazi per i passeggeri antiquati per Pisa, pista troppo dipendente dalle bizze meteorologiche per Firenze. A questo proposito, proprio alla Bit i rappresentanti di Delta Airlines ci hanno confermato che non hanno alcune intenzione di riattivare il collegamento tra la città della Torre e l’aeroporto Kennedy di New York, sostenendo che gli scali di Roma, Milano e Venezia sono per loro più che sufficienti e che le coincidenze con le altre compagnie del gruppo Skyteam (Air France e Klm in testa) sono adeguate ai bisogni dei viaggiatori.
Ecco, in questo quadro nei programmi dei vari partiti in occasione delle elezioni politiche del 4 marzo, mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più concreto che una lunga sfilza di dichiarazioni d’intenti per un settore, come quello del turismo, che può essere anche qualcosa di più della nostra gallina dalle uova d’oro.